Hans Selye, un eminente ricercatore dell’Università di Montreal, è stato pioniere nello studio della risposta biologica allo stress, introducendo la teoria della Sindrome Generale di Adattamento (GAS – General Adaptation Syndrome). Le sue ricerche hanno dimostrato che il corpo umano, di fronte a stressori di varia natura – siano essi fisici, chimici o psicologici – attiva una serie di processi neuroendocrini in modo simile. Questa scoperta ha gettato le basi per la moderna comprensione della relazione tra stress, ansia e salute mentale, con particolare attenzione al ruolo cruciale dell’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA).
L’Esperimento di Selye: La Scoperta della Risposta allo Stress
Selye condusse una serie di esperimenti sugli animali, esponendoli a diversi tipi di stressori, tra cui temperature estreme, sostanze tossiche, restrizione della libertà di movimento e esposizione a predatori. Indipendentemente dalla natura dello stimolo, gli animali manifestarono una risposta fisiologica comune, caratterizzata da un aumento del cortisolo e dall’attivazione dell’Asse HPA, accompagnati da un incremento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, e dalla soppressione del sistema immunitario nel caso di stress prolungato.
Questi risultati portarono Selye a identificare un modello in tre fasi della risposta biologica allo stress:
1. Fase di Allarme: Attivazione del sistema nervoso simpatico con rilascio di adrenalina e cortisolo.
2. Fase di Resistenza: L’organismo cerca di adattarsi allo stress mantenendo elevati i livelli di cortisolo.
3. Fase di Esaurimento: Se lo stress persiste, le risorse fisiologiche si esauriscono, aumentando il rischio di disturbi come ansia e depressione.
Il Ruolo dell’Asse HPA nello Stress e nell’Ansia
Gli esperimenti condotti da Selye hanno messo in evidenza l’importanza dell’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA) nella gestione dello stress. Questo sistema neuroendocrino regola il rilascio di cortisolo, l’ormone principale dello stress. Quando il cervello percepisce un pericolo, si attiva una cascata di reazioni: l’ipotalamo rilascia il CRH (Corticotropin-Releasing Hormone), stimolando l’ipofisi che a sua volta produce ACTH (Adrenocorticotropic Hormone). Questo ormone viaggia nel sangue fino alle ghiandole surrenali, le quali rilasciano cortisolo, aumentando la disponibilità di energia e preparando il corpo alla reazione di “lotta o fuga”.
Se questa attivazione è occasionale, risulta utile per affrontare situazioni difficili. Tuttavia, in presenza di stress cronico o ansia persistente, l’asse HPA rimane iperattivato, causando effetti dannosi, tra cui:
– Iperattività dell’amigdala, che aumenta la percezione del pericolo e l’ipervigilanza.
– Danni all’ippocampo, che possono portare a problemi di memoria e difficoltà nel regolare le emozioni.
– Disfunzione della corteccia prefrontale, che riduce la capacità di controllare pensieri negativi e ansiosi.
– Soppressione del sistema immunitario, con una maggiore vulnerabilità a malattie fisiche.
Stress Cronico, Ansia e Strategie di Gestione
Il lavoro di Selye ha chiarito che l’eccessiva attivazione dell’Asse HPA è alla base di molte condizioni psicologiche, tra cui ansia e depressione. Per contrastare questi effetti negativi, è fondamentale adottare strategie che possano riequilibrare la risposta allo stress. Alcune di queste includono:
– Tecniche di rilassamento, come mindfulness e respirazione diaframmatica, per ridurre i livelli di cortisolo.
– Attività fisica regolare, che aiuta a modulare il rilascio degli ormoni dello stress.
– Un sonno regolato, essenziale per mantenere la stabilità neurochimica.
– Terapia cognitivo-comportamentale, utile per gestire pensieri disfunzionali associati allo stress.
Le ricerche di Hans Selye hanno rivoluzionato la nostra comprensione della risposta biologica allo stress, dimostrando come il corpo attivi meccanismi simili di fronte a qualsiasi stressore. Il coinvolgimento dell’Asse HPA spiega perché lo stress cronico possa portare a sintomi ansiosi e depressivi, influenzando profondamente la salute mentale e fisica. Oggi, grazie a queste scoperte, è possibile sviluppare strategie per ridurre l’attivazione dello stress e migliorare il benessere psicologico. Per approfondire ulteriormente il tema, si consiglia di consultare Hans Selye è riconosciuto come il “padre della ricerca sullo stress” per i suoi contributi pionieristici nella comprensione delle risposte fisiologiche allo stress. Nel 1936, pubblicò un articolo fondamentale intitolato “A Syndrome produced by Diverse Nocuous Agents” sulla rivista Nature, in cui descriveva la “sindrome generale di adattamento” (General Adaptation Syndrome, GAS). Questa sindrome delineava una risposta fisiologica tripartita allo stress: una fase iniziale di allarme, seguita da una fase di resistenza o adattamento, e infine una fase di esaurimento.
Selye definì lo stress come “la risposta aspecifica del corpo a qualsiasi richiesta”. Egli osservò che diversi agenti stressanti, siano essi fisici, chimici o biologici, potevano indurre una risposta uniforme nell’organismo, caratterizzata da cambiamenti come l’ingrossamento delle ghiandole surrenali, l’atrofia del timo e la comparsa di ulcere gastriche.
Nel corso della sua carriera, Selye introdusse anche i concetti di “eustress” e “distress” per distinguere tra stress positivo e negativo. Il termine “eustress” si riferisce a una forma di stress benefico che può migliorare le prestazioni e il benessere, mentre “distress” indica lo stress dannoso che può portare a problemi di salute.
Per approfondire ulteriormente il lavoro di Selye sullo stress, si consiglia di consultare le seguenti fonti:
• “Hans Selye (1907–1982): Founder of the stress theory”
• “Evaluating the Role of Hans Selye in the Modern History of Stress”
• “The legacy of Hans Selye and the origins of stress research”
Queste pubblicazioni offrono una panoramica completa delle teorie di Selye e del loro impatto sulla ricerca contemporanea sullo stress.